Editoriale – Unione Europea: ultimo appello

Alla vigilia del voto europeo riconfermiamo quanto già scritto, in parte, nel Settembre dello scorso anno quando ricordavamo che il 6 Giugno 1944, esattamente ottant’anni fa, gli Alleati sbarcavano in Normandia e dieci mesi dopo entravano a Berlino. Si chiudeva così un conflitto (costato 55 milioni di morti, in maggioranza civili) da cui sarebbe nata una nuova Europa.

Dal 6 al 9 Giugno 2024, in un contesto ovviamente diverso, per fortuna, oltre 400 milioni di europei saranno chiamati al voto per riformare (o rifondare?) un’Europa che molti non avvertono più come loro casa comune.

I 27 Stati che compongono l’Unione sono portatori di costumi, tradizioni e persino culture proprie. Il transumanesimo, voluto da una parte delle élite mondiali e, in qualche misura, favorito anche da alcune scelte della Commissione europea, si scontra palesemente con il sentire comune di tanti popoli del Vecchio Continente.

In questi cinque anni di governo di Ursula Von der Leyen (che si è retto su una maggioranza di soli 9 voti, generosamente garantiti anche da quei 5 Stelle che s’erano ripromessi di ribaltare l’Europa) abbiamo verificato quanti guasti sono stati prodotti.

Popolari, Socialisti e Verdi – efficacemente sostenuti da una burocrazia diventata essa stessa un potere dentro il potere – hanno assecondato l’ideologia ambientalista che, coniugata alle istanze di mal interpretati diritti civili, sta sgretolando l’Unione europea.

Soprassedendo sulle distruttive politiche green c’è da chiedersi che razza di diritto (civile) sia quello di avere un figlio affittando un utero. Che razza di individui siano coloro che spingono, con il denaro, una donna, estranea al rapporto di coppia, a mettere a disposizione il proprio utero per portare avanti una gravidanza altrui? Soprattutto c’è da chiedersi quale diritto abbia la comunità Lgbtq+ d’imporre al mondo il proprio modo di vivere e di pensare.

Siamo arrivati al punto che, complice un Rapporto delle Nazioni Unite (altra istituzione da riformare urgentemente), si tenta d’imporre gli standard Lgbtq+ persino nei contesti religiosi.

Se le persone moderate e di buon senso, in Europa e negli Stati Uniti, non si danno una mossa e chiamano a rispondere delle loro sovversive e antidemocratiche idee i cattivi maestri di pensiero, potremmo vedere presto preti cattolici costretti ad officiare matrimoni omosessuali, pena una potenziale denuncia.

Qui non c’è in ballo solo un’Europa destinata a finire tragicamente perché traditrice dei valori giudaico-cristiani che l’hanno generata, qui c’è in gioco l’inalienabile diritto di milioni di europei a praticare liberamente la loro fede.

Chi andrà a Strasburgo, prima di mettere mano ai dossier su sicurezza, economia, diritti civili etc., dovrà rimboccarsi le maniche e rilanciare il tema etico e dei valori fondanti dell’Europa che sono innanzitutto religiosi, piaccia o non piaccia.

Dovrà anche lavorare per chiudere l’assurda guerra in Ucraina e aiutare la Russia a riavvicinarsi all’Occidente.

Altra azione importante sarà far ragionare l’attuale deep state statunitense perché comprenda che i tempi sono cambiati e che sbaglia se insiste nel pretendere di essere l’unica superpotenza mondiale. Va comunque neutralizzato chi è disposto a scatenare una guerra nucleare per conservare il primato del dollaro; e qui torniamo ai principi etici che devono prepotentemente tornare ad essere praticati.

L’8 e 9 Giugno c’è da augurarsi che sbarchino nel rinnovato Parlamento europeo deputati capaci di promuovere l’umanità delle persone e soprattutto determinati a contrastare le derive della globalizzazione e di quel “nichilismo illuminato” oggi imperante. Deputati che abbiano cognizione della loro finitudine e siano portatori di una visione trascendentale della vita.

Le politiche se non sono per l’uomo, sono contro l’uomo, “tertium non datur”, non c’è una terza possibilità.

I socialisti europei, i verdi, i grillini insieme ai sinistri nostrani hanno fallito. Parlano di accoglienza, ma nel loro Dna non c’è la cultura d’impresa e la capacità di creare posti di lavoro veri. Tutto è demandato al pubblico, allo Stato. L’unica libertà è quella sessuale avulsa dal contesto affettivo. Un po’ poco per avere a cuore davvero la persona.

Tornando all’8-9 Giugno ci domandiamo: i credenti e i cattolici che vivono in Europa che fanno? Partecipano, si mobilitano, danno vigore a quei partiti, movimenti, istituzioni che li rappresentano, o si limitano al mugugno e alla critica sterile delle decisioni prese da altri?

Ha scritto Giampaolo Crepaldi, arcivescovo emerito di Trieste: «Il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire al mondo. Se non lo fanno, o se lo fanno non come dovrebbero farlo, non rimarranno neutrali in un mondo a sé, ma saranno penetrati da altre idee che con le proprie non hanno niente a che fare».

Cerchiamo di mandare in Europa persone che condividono il suo pensiero. È l’ultimo appello, per loro e per noi. O tornano a fare politica e rimettono l’economia dove deve stare, cioè in posizione subalterna, o l’Unione Europea si sfascia.

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